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La Mandragola, la favola di Firenze

La Mandragola di Niccolò Machiavelli andata in scena per la prima volta nel 1518 contiene già molti elementi tipici della Commedia dell’arte detta anche all’italiana.

Tra i personaggi riconosciamo già i diversi archetipi: padroni, servitori, dottori, capitani e innamorati. Messer Nicia/Pantalone è un vecchio ricco, un po’ stupido e impenitente, Ligurio/truffaldino è un servitore furbo abile nel manipolare le azioni fino a raggiungere il vantaggio suo e degli altri attraverso una condotta dove la morale è superata dall’idea che il fi ne giustifica sempre i mezzi. Siro uno zanni fedele e brontolone, Callimaco, un giovane innamorato, con alcuni aspetti tipici del capitano e di Don Giovanni. Fra Timoteo rappresenta l’autorità religiosa, abile nell’usare la dialettica e il suo parere a suo profitto, E ancora Lucrezia, una giovane bella e desiderata che contiene le caratteristiche tipiche dell’innamorata, sua madre Sostrata, una donna matura e interessata a mantenere la posizione sociale e il benessere raggiunto attraverso il matrimonio della bella fi glia con il ricco Messer Nicia.

In questo adattamento il testo originale viene riportato alla sua essenza di scenario; montaggio di canovacci e lazzi che anticipano il repertorio dei comici dell’arte. Il gioco corale delle maschere ci porta verso una Mandragola, favola corale di Firenze carica di una graffiante vis comica. Un altro elemento che viene valorizzato sono le canzoni, già presenti nella versione originale a sintetizzare i passaggi da un atto all’altro. Numerose sono le citazioni musicali, dalla musica popolare all’opera buffa fi no a rendere omaggio all’ultimo menestrello fiorentino Riccardo Marasco, recentemente scomparso.

Canzoni e musica sono eseguite dal vivo, seguendo un arrangiamento originale con chitarra battente, flauti, tamburi a cornice, e altri strumenti antichi quali la ciaramella oltre ad alcuni brani cantati a cappella. Anche l’allestimento, nella sua semplicità ci riporta alla commedia dell’arte, dove le maschere i costumi e pochi oggetti significativi, bastano a creare gli ambienti, secondo quella tradizione che dai comici dell’arte ritroveremo poi anche nel teatro Shakesperiano.

La scena è completamente affidata alla bravura degli attori che oltre a cantare, suonare e danzare, saranno impegnati nell’interpretazione di almeno due personaggi a testa in un gioco di maschere che passeranno da un’attore all’altro davanti allo sguardo degli spettatori. Le maschere utilizzate sono realizzate interamente a mano, in cuoio a concia vegetale, seguendo la tradizione che vuole che il cuoio venga battuto su un calco con un corno di bue.